Che sonno. Riesco a stento a tenere gli occhi aperti e ad osservare lo splendido paesaggio dall’alto del pullman. Collinette dalle deboli pendenze ospitano file e file di vigneti, tagliati da piccole stradine di campagna, la maggior parte delle quali ormai ricoperte da asfalto. Chissà che bello nel periodo della vendemmia: tutto il verde delle foglie, i colori sgargianti dei vestiti degli addetti alla raccolta; ma ora non è periodo di vendemmia.
Il pullman si ferma, comincio a  risvegliarmi. L’entrata non sembra quella di una vinicola, sembra più l’ingresso di una ricca cascina. Mi trascino verso la porta: non so, il vino mi ha sempre affascinato, “…colore intenso, odore forte, sapore fruttato…”, ma in questo momento i miei  pensieri sono da un’altra parte. Seguo lentamente  i miei compagni attraverso l’entrata, che ci introduce in una grande camera, dove veniamo accolti. Il gruppo riparte.
Ci fanno scendere al piano di sotto attraverso una rampa di scale, che racchiude perfettamente il classico tipo di architettura rustica, con quella moderna: muri fatti con mattoni a vista, con una splendida vetrata panoramica. Scendendo queste scale inizio a sentire un odore forte; di uva, o meglio, di vino. Questo inconfondibile aroma mi colpisce, mi da una scossa; mi sto risvegliando.
La nostra guida, una persona sulla quarantina molto elegante e distinta, è molto disponibile; veste eleganti abiti tendenti al grigio, che rispecchiano perfettamente il cielo del pomeriggio, con una  cravatta forte, sul rosso. Una persona molto precisa, addirittura pignola, ma molto informata sull’argomento “spumante”. Spiega  con un inglese abbastanza comprensibile anche per me che l'inglese non lo mastico molto bene. Parole molto semplici, chiare e precise.

Sembra di essere in un film dell'orrore: lunghe gallerie sotterranee, poca luce per lo più giallognola, molta umidità che gocciola dai muri, apparentemente sporchi e, come se non bastasse, la temperatura non è delle più calde. Attendo solo che da un momento all’altro, da qualche angolo nascosto dalla penombra, compaia una bestia feroce e mi attacchi senza pietà.
Il forte profumo di vino termina il suo effetto. Mi fermo qualche secondo, chiudo gli occhi, e comincio a sognare: è piena estate. Fuori fa un caldo torrido, si suda anche a stare immobili; così mi rifugio in queste fantastiche gallerie, prendo in mano un libro, mi siedo su una poltrona e comincio a leggere alla tenue luce, sorseggiando di tanto in tanto un goccio di  spumante. Riapro di colpo gli occhi. Sono sempre in quel favoloso luogo, ma la guida non c'è più. Se né andata e i compagni la stanno seguendo; ritorno così alla realtà, mi metto a correre per raggiungerli.

Tutto questo sognare mi ha messo una gran sete, ho la gola secca, e poca saliva. Intanto continuiamo a percorrere tunnel pieni zeppi di bottiglie di spumante, tutte catalogate a seconda del tipo e del periodo di produzione. La mia gola è sempre più secca. Ascolto tutto quello che la guida ha da dirci, ma oramai il mio pensiero si rivolge solamente ad una cosa: “quando arriva il momento della degustazione?”

Dopo pochi minuti di interessanti spiegazioni su alcune tecniche produzione delle bottiglie di spumante, arriviamo finalmente alla stanza finale.
La degustazione: grande tavolata con almeno sessanta bicchieri di vetro, da spumante, disposti secondo un ordine preciso, riempiti da due camerieri, per metà, da uno spumante tipico prodotto in  quell’azienda. Che sete.